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Clinica Neurochirurgica dell'Università di Firenze
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Home Chi Siamo Idrocefalo Normoteso Diagnosi Trattamento FAQ Diagnostica per immagini dell'Idrocefalo Normoteso. Gli studi TC ed RMN dell’encefalo rappresentano oggigiorno
le due metodiche di scelta nella valutazione diagnostica per immagini
dell’idrocefalo normoteso. Questi esami
permettono di identificare le caratteristiche morfologiche e funzionali che
caratterizzano la malattia. Il primo quesito diagnostico è rappresentato dalla
differenziazione tra una dilatazione ventricolare di natura atrofica
(idrocefalo comunicante “ex vacuo”), che è caratterizzata da un ampliamento consensuale dei ventricoli e
degli spazi subaracnoidei; e quella dilatazione
espressione di un idrocefalo “normoteso”, in cui si ha una discrepanza tra la
dilatazione ventricolare e la dilatazione degli spazi subaracnoidei. Le dimensioni dei ventricoli cerebrali variano
con l’età. Nell’adulto normale, il rapporto della massima ampiezza dei corni
frontali diviso per il diametro trasversale interno del cranio allo stesso
livello (indice di Evans ) è in genere il 30%. Indice di Evans superiore al
30% è espressione di dilatazione ventricolare. Tipicamente nell’idrocefalo i
ventricoli dilatati hanno profilo
arrotondato e pareti stirate e i corni frontali assumono un aspetto “globoso”
fino a costituire, nei tagli assiali, quella che viene definita “ Mickey
Mouse Face”, causata dello
scomparsa della fisiologica impronta della testa del nucleo caudato sui
ventricoli laterali. In condizioni normali non è possibile
evidenziare i corni temporali in un individuo adulto, per cui la loro chiara
visualizzazione con dimensioni in assiale maggiori di 2 mm è da considerarsi
patologica e spesso rappresenta il primo segno di un idrocefalo. Nelle immagini RM sagittali il corpo calloso si
presenta assottigliato e assume un aspetto arciforme per lo stiramento e la
compressione esercitata dall’aumentata pressione liquorale endoventricolare;
per il medesimo motivo anche le arterie cerebrali anteriori sono stirate ed
arcuate. L’ampiezza dei solchi cerebrali e delle
cisterne della base è anch’essa modicamente aumentata; tale dilatazione
appare meno evidente alla convessità. Il IV ventricolo è la struttura ventricolare
meno dilatata. Il terzo ventricolo assume un aspetto globoso con recessi anteriori e posteriori
arrotondati. Nella sostanza bianca periventricolare, specie
in quella contigua ai corni frontali dei ventricoli laterali, si rilevano i
segni del riassorbimento transependimale di liquor, dell’edema assonale ed
interstiziale. Questi reperti si traducono nelle immagini a TR lungo in una
diffusa iperintensità di segnale contigua alla parete ventricolare, a margini
frastagliati ed estesa nella sostanza bianca profonda, che talvolta diventa
difficilmente distinguibile dalle alterazioni periventricolari esito di sofferenza ischemica su base vascolare. Nelle immagini RMN FSE T2 – dipendenti, il liquor si presenta caratteristicamente iperintenso, ma quando scorre in sezioni di piccolo calibro, come i fori di Monro, l’acquedotto di Silvio ed i fori di Magendie e Luschka, il flusso accelera e diviene vorticoso; tutto ciò si traduce in una evidente perdita di segnale (flow void ) che corrisponde ad un flusso liquorale sostenuto. L’entità del flow void è più marcata nei bambini e nei giovani per la maggiore velocità del flusso liquorale. Al contrario, nelle sequenze FLAIR T2 dipendenti il segnale del liquor viene artificialmente annullato (assenza di segnale), ma laddove il flusso liquorale è rapido e/o vorticoso il segnale si ripristina costituendo l’iperintensità di segnale. |